Lettera a chi non è più qui

Cosa resta quando qualcuno che credevi sarebbe rimasto per sempre, se ne va? Non parlo di una separazione qualsiasi: parlo del vuoto che ti divora dall’interno, del silenzio che pesa più di mille urla, della ferita che non smette di sanguinare. Scrivo a te, anche se forse non leggerai mai queste parole. Scrivo perché se non posso dirtelo, almeno posso dirlo a me stessa… e a chiunque abbia mai sentito lo stesso gelo nell’anima.
Non so da dove cominciare. Forse dal silenzio che mi hai lasciato, da questo vuoto che non si colma. Oppure dal dolore che mi stringe le ossa e mi impedisce di respirare. O forse dovrei solo partire da ciò che sento: la ferita invisibile che hai lasciato, quella che brucia anche quando cerco di ignorarla.
Mi tenevi stretta. Mi stringevi come se il mondo non potesse toccarmi, come se tra le tue braccia ci fosse un rifugio eterno. Non mi hai mai detto “per sempre”, è vero. Ma tra i nostri sguardi, tra i nostri silenzi, tra le mani intrecciate, c’era la promessa di un noi che sembrava invincibile. Io ci credevo. Io mi fidavo.
E poi sei sparito. E io continuo a chiedermi perché. Perché hai scelto di lasciar andare tutto ciò che avevamo costruito insieme? Perché hai deciso che quel “noi” non bastava più? Questo dolore è un eco che rimbalza in ogni stanza vuota, in ogni battito che sente la tua assenza. È un bruciore costante, un gelo che mi attraversa l’anima.
Eppure, nonostante tutto, ti sento ovunque. Nel vento che mi accarezza il viso, nel riflesso di uno sguardo che incrocio per strada, in una canzone che mi trafigge come un coltello. Sei nell’aria e io non riesco a scappare. Ogni cosa ricorda che non ci sei più.
Com’è possibile? Chi mi abbracciava fino a un mese fa oggi non ha più nulla da dare. Com’è possibile che tu non senta la delusione, l’amarezza, il veleno che hai lasciato dentro di me? Mi hai tolto tutto in una sera d’estate. Io volevo solo stringerti più forte, e invece tu te ne sei andato, portandoti via sogni, speranze e ricordi silenziosi che erano solo nostri.
E io resto qui, rotta, spezzata, incapace di arrendermi. Perché c’è ancora troppo amore dentro di me. Troppi ricordi che gridano nella notte. Troppa fiducia che avevo riposto in te e che oggi è la mia ferita più grande.
Forse un giorno imparerò a convivere con questa assenza. Forse un giorno riuscirò a guardare indietro senza tremare. Ma non oggi. Oggi sento ancora la tua voce nell’aria, il tuo profumo nei tessuti vuoti, la tua presenza che si riflette in ogni ombra della casa. E il pensiero che le tue braccia, che erano la mia casa, ora siano chiuse… ma non per me, mi toglie il respiro. Tu sei libero, e io resto con pezzi di vetro conficcati nel cuore.
Mi fidavo di te. Io mi fidavo.
E questa fiducia, adesso, è la ferita che non smette di sanguinare.
Forse è proprio per questo che scrivo: perché se non posso dirtelo direttamente, almeno queste parole possano attraversare il mondo. E a chi ha sentito la stessa assenza, lo stesso gelo tra le ossa, possano ricordare che non siamo soli. Che il dolore, per quanto lacerante, è anche un filo invisibile che ci lega a chi ci ha amato… e che abbiamo amato.
E mentre scrivo queste parole, mi rendo conto di una cosa: forse non era mai stato il “per sempre” che cercavo. Forse l’amore non è fatto per rimanere in un solo cuore, e non è colpa di chi se ne va se non può portarne il peso da solo. Ma io… io resto qui, con le mani vuote e il cuore pieno, imparando lentamente che amare non significa possedere, e che anche il dolore più acuto può insegnarti chi sei.
E allora, in un mondo che continua a girare senza di te, scelgo di restare. Scelgo di sentire. Scelgo di vivere, anche se questo significa sentire ancora ogni pezzo di te in ogni battito del mio cuore.
Perché forse, un giorno, guardando indietro, capirò che l’amore non muore mai del tutto. Si trasforma, sopravvive, e ci insegna che anche quando ci sentiamo spezzati, siamo ancora capaci di sentire. Ancora capaci di amare. Ancora capaci di respirare.
E in quel momento, forse, mi sorriderai in qualche ricordo lontano, e io saprò che tutto ciò che abbiamo avuto non è stato vano.