La favola intera

Cronache di una donna che ha smesso di aspettare il lieto fine e ha iniziato a cucinarlo

C’è un momento, di solito attorno alle tre di notte, quando la città assomiglia a un enorme respiro e tu non riesci a fare il tuo, in cui ti chiedi perché ci incasiniamo così tanto per amore. Non per l’Amore da manuale, quello sano e centrato, ma per quell’amore da giostra emotiva, quello che ti fa credere che l’altro sia il pezzo mancante del tuo puzzle, l’incastro perfetto destinato a completarti.

Siamo stati educati così: alla mitologia della “metà giusta”, dell’anima gemella, del se solo trovassi quella persona lì allora sì che….
E invece no: la realtà arriva e ci mostra pezzi che non entrano, bordi che non combaciano, incastri che sembrano sempre un po’ storti. E noi, come brave apprendiste della favola romantica, ci chiediamo se siamo difettose.

Per noi donne, poi, il copione è ancora più surreale: emancipate ma sempre disponibili, forti ma per niente spigolose, sensuali ma non troppo, brillanti ma non invadenti. La società ci vuole come certe vetrine: perfette, luminose, ordinate… e sempre aperte.

E sullo sfondo, eccole:
le favole.
Principesse che aspettano, cavalieri che salvano, donne fragili che vengono riscattate dal gesto eroico di un altro. Favole che, senza cattiveria, ci hanno educato al bisogno di una mano esterna che ci sollevi, ci redima, ci definisca.

Fino a quando, una notte, o un pomeriggio qualunque, a dire il vero, ti arriva una piccola illuminazione: forse non è l’altro che deve salvarti.
Forse quella mano che aspetti può essere la tua.
Forse dentro di te vivono già la principessa, il cavaliere, la parte che cade e quella che rialza.

Ed è lì che ti viene un’idea un po’ folle, un po’ liberatoria:

vi invito a mangiarle, le favole.
Sì, proprio così.
Mangiatene, fatele vostre, masticatele bene.
E poi digeritele lentamente, con tutto il tempo che serve.

Perché solo quando le digeriamo possiamo trasformarle. Possiamo smettere di interpretare un ruolo e iniziare a scrivere il copione. Possiamo diventare non la metà, non la parte “buona”, non la protagonista passiva… ma la favola intera.

Essere la favola intera significa accettare che dentro di noi convivono parti diverse: la fragile e la forte, la luminosa e la ombrosa, quella che vuole scappare e quella che vuole restare. Significa permettere a queste parti di parlarsi, ascoltarsi, incontrarsi, invece di eleggere una sola come quella “giusta”.

È un lavoro buffo, poetico, potentissimo: scoprire che a volte una parte di te piange e un’altra la consola; una teme e l’altra osa; una cade e un’altra la solleva.
E in quell’incontro, così domestico, così intimo, succede la magia.

Succede che smetti di aspettare qualcuno che ti completi.
Succede che non hai più bisogno di un cavaliere che ti sollevi dal pantano emotivo.
Succede che puoi guardare l’altro non per ciò che ti manca, ma per ciò che puoi condividere.

Perché quando sei la favola intera, non cerchi chi ti salva: cerchi chi ti accompagna.
Non cerchi chi ti completa: cerchi chi ti vede.
E soprattutto, smetti di stare con qualcuno per paura di cadere: ci stai perché insieme si cresce, non perché soli si muore.

Mangiate le favole.
Masticatele.
Digeritele finché non ne sarete nutrite, non schiave.

E quando avrete fatto vostro ogni pezzo, quando avrete trasformato la storia… sarà allora che scoprirete di non essere più una principessa in attesa né un cavaliere in affanno.
Sarete voi, tutte voi, dalla prima pagina all’ultima.

La favola intera.


Alla fine l’unica cosa davvero utile da fare con le favole è mangiarle. Masticale, digeriscile, e lascia che ti nutrano.
Perché l’incastro perfetto non esiste. Chi lo cerca vuole solo un oggetto docile, non una persona intera.

Quando smetti di aspettare chi ti completa, inizi a vedere chi ti rispecchia.
E scopri che l’amore più potente non è quello che ti salva, ma quello che ti permette di stare intera anche quando sei fatta a pezzi.

Tutte le tue parti, quella ferita, quella arrabbiata, quella coraggiosa, devono poter stare insieme. Solo così puoi diventare la tua favola intera, senza chiedere il permesso a nessuno.

Elena M

Benvenuto