L’unica… ma davvero? Cronaca di un romanticismo in saldo

Ci siamo conosciuti e, in quel periodo, lui mostrava interesse. Non il corteggiamento da manuale: niente fiori o messaggi poetici sotto casa, solo sguardi, attenzioni, curiosità che ti fanno pensare “mi vuole davvero conoscere”. Ogni parola mi faceva sentire speciale, come se fossi entrata in un mondo riservato a pochi eletti. Era dolce, attento.

Passavano i mesi. Mi raccontava, e lo ribadiva con convinzione, che in tutto quel tempo ero stata l’unica. L’unica con cui usciva, l’unica con cui si sentiva, l’unica di cui aveva davvero interesse. Con occhi sinceri e dolci mi disse: “sei stata l’unica”.

Quelle parole mi hanno conquistata: erano come un biglietto d’oro per il suo mondo, e io ci sono salita senza esitazioni.

Quando ci siamo messi insieme, quella sensazione si è consolidata: mi sentivo speciale, come se l’universo si fosse fermato per noi. Tutto romantico, perfetto, zucchero filato.

Poi, quasi un anno dopo, la scoperta. Un mese prima di diventare ufficialmente il mio fidanzato, c’era stato un incontro. Non uno di quelli epici o memorabili: ridicolo, quasi tragicomico. Una caduta di stile, l’uomo che sembrava perfetto si era abbassato così tanto da rasentare il ridicolo. L’uomo che mi aveva giurato “sei l’unica” aveva mentito su tutta la linea: non ero l’unica a ricevere attenzioni, non ero l’unica con cui aveva avuto contatti… insomma, l’unica promessa era solo nella sua testa. Tutto il resto, pura finzione. Una bugia viscida e precisa che ferisce più di qualsiasi gesto fisico: non era il fatto in sé a farmi male, ma l’inganno, il tradimento della parola che avevo preso sul serio.

Sapeva benissimo di aver infranto ogni promessa, ma dei miei sentimenti non gliene importava nulla. Spesso ho insistito per avere spiegazioni, e ogni volta la sua risposta era la stessa: “non eravamo ufficialmente insieme”, un alibi usato con me per zittirmi, mentre con lei…le aveva detto l’esatto contrario per tenerla lontana. Risposta ogni volta accompagnata da un’immensa rabbia e dall’implicito imperativo di non chiedere oltre. Un alibi perfetto, costruito per salvare la sua coscienza e giustificare la menzogna. Perché se non mi avesse detto che ero “l’unica”, probabilmente nessuno avrebbe potuto obiettare nulla: la sua promessa mi aveva messa in trappola, giocata sulla fiducia. È questa ambiguità che mi ha ferita: il fatto che le mie emozioni fossero state manipolate, e che ogni “sei l’unica” si trasformasse in una beffa amara, facendo frantumare la fiducia in mille pezzi.

Dovevo fare i bagagli allora. Dovevo raccogliere cuore, emozioni e tutto il resto e andarmene. Ma mi ero innamorata. Così ho tenuto dentro quel dolore, convinta che prima o poi si sarebbe dissolto. Non è stato così: ogni volta che incrociavo quella persona, anche per caso, la ferita si riapriva come se fosse appena stata fatta, martellando il mio cuore già incrinato con precisione chirurgica.

Cinque mesi dopo la fine della relazione, ho rivisto la persona che mi destabilizzava. E il dolore? Sparito. Rimane solo una liberazione dolce e cinica. Lui? Meglio lontano. Avrei dovuto fare i bagagli allora, sì, ma la vita ha scelto per me, e ora quella scelta è diventata leggerezza. Avevo tra le mani una banconota così falsa che sarebbe stata riconosciuta da un cieco, e posso solo sorridere pensando a quanto il prezzo della libertà valga più di qualsiasi promessa sbiadita. Il romanticismo patetico, i mille nomignoli zuccherosi e il teatrino di chi pensava di poter comandare emozioni altrui erano ormai solo ricordi… tanto che, se la nostra storia avesse avuto una colonna sonora, sarebbe stata “Dimmi cosa pensi di me” di Olmo & Vanette: lui tutto zucchero e nomignoli, e lei che chiude lo stacchetto con un inequivocabilmente m****

Chissà, forse qualcuno lì fuori starà ancora cercando di capire come fa un uomo a cadere così in basso con così poco stile.


A volte l’incontro con l’ombra degli altri e le nostre illusioni fa male, eccome. Ma il dolore non è un errore: è il maestro che ci insegna a riconoscere ciò che è vero, a lasciare andare ciò che non lo è e a scegliere con occhi e cuore finalmente aperti.

Benvenuto